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L'addio a Perotto, il papà del Pc
Il ricordo di Bruno Lamborghini. I funerali a Cavaglià

R.C.

IVREA.Aveva 35 anni, l'ingegner Pier Giorgio Perotto, quando inventò il pc. Veramente non era proprio un pc come lo intendiamo oggi: lo sarebbe diventato, ma solo qualche anno più tardi. Si era a metà degli anni Sessanta: il benessere stava esplodendo, la meccanica andava forte e alla Olivetti erano appena trascorsi gli anni più significativi di una esperienza unica della ricerca elettronica in Italia, conclusasi tragicamente con la morte di Adriano Olivetti prima e, pochi mesi dopo, di Mario Tchou, un altrettanto giovane ingegnere con il quale era nato il laboratorio di Barbaricina per la ricerca elettronica.
L'ingegner Perotto riuscì a proseguire nella ricerca nel campo della piccola elettronica dopo il declino della grande divisione elettronica. Pier Giorgio Perotto, allora, era un giovane e brillante ingegnere che non si dava arie ed aveva un pensiero fisso che non abbandonò più. Perotto pensava che la tecnologia dovesse essere al servizio degli uomini, cambiare e migliorare la vita. Pensava che dovesse essere una sfida, certo, ma che dovesse avere anche degli obiettivi sociali, che dovesse essere d'aiuto. Così nacque il personal computer che, come tutti i prodotti (e progetti) innovativi avrebbe avuto poco successo in patria e grandissimo interesse negli Stati Uniti.
Ora che Pier Giorgio Perotto è morto, a molti mancheranno i suoi discorsi, la sua raffinatissima capacità critica e di ragionamento.
Bruno Lamborghini, presidente dell'Archivio Storico Olivetti ricorda come fosse piacevolissimo chiacchierare con Pier Giorgio Perotto: "Era una persona sempre disponibile e sapeva ascoltare. Aveva una capacità critica molto sviluppata. Era un uomo controcorrente, dedicò gran parte della sua vita alla formazione ad altissimo livello". L'ultimo ricordo di Lamborghini su Perotto risale a poch mesi fa: "Lo incontrai a Milano, al convegno su Mario Tchou e l'esperienza del laboratorio di Barbaricina. L'ho salutato, pareva che le condizioni di salute fossero leggermente migliorate".
"Programma 101", la creatura di Perotto, ora è un pezzo da museo. Si può vedere a Villa Casana, sede dell'Archivio Storico. E va detto che, se Perotto pensava che la tecnologia dovesse essere al servizio dell'uomo, non c'è oggetto negli ultimi decenni che sia entrato prepotentemente nella vita delle persone per lavoro, gioco, diletto o comunicazione come il personal computer. Persino il nome fu una intuizione anzitempo dell'acuto Perotto: lo chiamava"calcolatore personale".
"Programma 101" non era proprio un pc: era un calcolatore desktop, poco più grande di una macchina per scrivere, senza video. "Programma 101" sapeva, però, eseguire calcoli ed operazioni statistiche complicatissime e con una rapidità sorprendente, il cui risultato veniva stampato su carta. "Programma 101" non fu un prodotto con una vita molto lunga.
Di "Programma 101" ne vennero prodotte 40mila unità. Il prezzo, come si può facilmente immaginare, era piuttosto alto e sul mercato non ebbe grandissimo favore. Suscitò, però, moltissimo interesse, soprattutto negli Stati Uniti, dove furono vendute quasi tutte le macchine. Fu usato per molto tempo, in contabilità e statistica. Perotto riuscì a pensare "Programma 101" perché era un ingegnere con una mente libera. Capiva la meccanica e capiva che, applicata all'elettronica, le potenzialità sarebbero esplose. Fu così per certi aspetti (basti pensare al successo delle macchine per scrivere elettroniche) anche se dovette combattere parecchio contro un senso comune che voleva specializzazioni meccaniche e basta. La stessa Olivetti fece la sua battaglia per i calcolatori elettronici e fu sola e dovette piegarsi.
Lamborghini ricorda Perotto come "un progettista innovativo, leader capace di un grande lavoro di squadra. Perotto era un progettista sociale, aveva ben chiaro l'obiettivo della tecnologia in rapporto con l'uomo".
Nel lungo curriculum vitae di Perotto c'è la fondazione dell'Elea, cui diede un grandissimo impulso occupandosi di formazione manageriale ad altissimi livelli. Scrisse libri, saggi e numerosi articoli. Da molti, per il suo spirito critico e la sua capacità di analisi, era cercato per avere preziosi consigli. Fu tra i primi a mettere in guardia - quando tutti sostenevano lo sviluppo indiscusso di Internet - che sarebbe stato una bolla speculativa in grado di affossare le borse.
I funerali si sono svolti venerdì mattina a Genova, quindi la salma è stata tumulata nella tomba di famiglia nel cimitero di Cavaglià, nel primo pomeriggio dopo un breve rito a cui era presente una folta delegazione di ex compagni di lavoro dell'Olivetti.