INTERVENTI di Pier Giorgio Perotto

 

L’insostenibile leggerezza del Web

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Questo articolo è apparso su MEDIA 2000

 

Chiederci se ci sarà un'era postinternet significa immaginare uno scenario di qui a dieci anni nel quale Internet abbia non solo subito uno sviluppo quantitativo, ma sia diventata profondamente diversa, attraverso un qualche tipo di cambiamento rivoluzionario

1.       Futurologi nei guai.

Ma ci sarà un "Dopo Internet"?  La domanda è legittima, anche se la nostra epoca è inflazionata dai tanti post usati come prefissi per caratterizzare gli scenari che si sono succeduti a quelli chiari e distinti del buon tempo antico: dal postindustriale al postfordismo, al postmoderno, al postcomunismo, e così via.  Chiederci se ci sarà un'era postinternet significa in effetti immaginare uno scenario di qui a dieci anni nel quale Internet abbia non solo subito uno sviluppo quantitativo tale da trasformare in cibernauti tutta la popolazione del pianeta, ma sia diventata profondamente diversa, attraverso un qualche tipo di cambiamento rivoluzionario.

Molti ritengono che qualsiasi previsione nell'era digitale sia impossibile, per la natura di "caos deterministico" che la maggior parte dei fenomeni di cambiamento tecnologico, sociale, economico hanno assunto, specialmente dopo lo straordinario sviluppo di Internet avvenuto tra la fine degli anni 90 e oggi.  Caos deterministico significa che le vicende del prossimo futuro saranno provocate soprattutto da localizzati, limitati eventi verificatisi in un punto qualunque del pianeta che in breve tempo esplodono come fenomeni globali, rivoluzionando tutto quanto (è al caos deterministico che fa riferimento la metafora del battito d'ali di una farfalla in America che determina un ciclone da noi).  Addio, quindi alla beata linearità in base alla quale economisti, sociologi, esperti di tecnologie, potevano fino a pochi anni fa estrapolare dalle storie del passato un futuro abbastanza attendibile.

Anche gli esercizi di technological forecasting nei quali si era tutti abbastanza bravi (vedi ad esempio la famosa cosiddetta legge di Moore che serviva a predire l'evoluzione delle tecnologie dei circuiti integrati) non sono più molto utili, in quanto è pur vero che le tecnologie pure in senso stretto evolvono più o meno con tale legge, ma sui prodotti-servizi derivati, che sono poi le cose che ci interessano, poco possiamo dire in quanto il loro successo dipende da una ulteriore serie di variabili che hanno a che fare coi gusti, coi bisogni latenti, con l'emergere di nuovi stili di vita di un pubblico sempre più eterogeneo e poco classificabile.

Che fare allora?  Possiamo adottare lo slogan dell'Accademia del Cimento "provando e riprovando" e (sempre che non si voglia scrivere un libro di pura fantascienza) tentare di individuare degli scenari nei quali collocare gli eventi che ci possono interessare, ma lasciando a questi ultimi un alto grado di incertezza.

Perlomeno saremo in grado di avere una base di discussione, ma col vantaggio di disporre di una cornice abbastanza attendibile, o almeno costruita con un metodo trasparente.

Parlare di scenari significa individuare le principali variabili che caratterizzano un problema e cercare di capire quali sono le loro interazioni per arrivare ad una previsione credibile/probabile nell'arco di tempo considerato.  Infondo si tratta di una matematica senza numeri che i futurologi moderni hanno un po' copiato dai fisico-matematici che arrivavano a scrivere le loro brave equazioni differenziali in grado di predire il moto dei pianeti o la traiettoria di un missile.  Il guaio è che questi avevano a che fare con poche variabili e con leggi elementari semplici e quantitative, mentre nel caso in oggetto conosciamo approssimativamente le forze motrici in grado di influenzare i cambiamenti, ma non ne sappiamo certo dare una misura quantitativa.

2.       Le forze motrici dei cambiamento.

Tutto ciò premesso, possiamo dire che Internet (o se vogliamo il web, che rappresenta l'insieme delle risorse che ci navigano sopra) è stato il frutto di una serie di forze o agenti di natura tecnologica, sociale ed economica (lasciando stare la politica che nella fattispecie è stata sostanzialmente assente, malgrado le affermazioni ex post di gente come l'ex vicepresidente Usa Al Gore che si vantava di essere il padre di Internet!). Queste forze sono a mio avviso:

1)   Per la tecnologia, la rimozione dei vincoli dello spazio e del tempo, la dematerializzazione delle attività e la globalizzazione del know how tecnologico, accentuato Per effetto della diffusione planetaria di Internet.

2)   Per l'economia, la crescita della produttività del lavoro e la globalizzazione dell'economia,

3)   Dal punto di vista sociale è in atto a mio avviso una gigantesca (anche se invisibile) lotta di classe tra il potere degli individui e il potere delle strutture (aziende, organizzazioni di ogni tipo), lotta dall'esito della quale dipenderà la preminenza dell'individuo rispetto alle strutture o il contrario.  Il potere politico è già stato vinto dal web che passa tranquillamente sopra la testa degli stati, che nulla ormai possono fare o controllare.  Il capitale finanziario è diventato una risorsa senza potere, la cui proprietà è formalmente in mano di masse di anonimi risparmiatori, ma di fatto è controllato o da dirigenti aziendali che operano senza controllo alla guida delle multinazionali o, i . n alternativa, da singoli individui dotati di adeguata forza di conoscenza-relazioni (nuovo capitale del 2001) per poter fungere da attrattori dello stesso.  Se è vero, come è vero, che la conoscenza è il vero capitale del terzo millennio, questo non può che significare che il capitale finanziario ne diviene subordinato, con la ovvia conseguenza che il nuovo capitale che risiede nel cervello non può essere proprietà di aziende od organizzazioni ma solo di individui, persone fisiche, che quindi vedono moltiplicato il loro potere.  Che si tratti di un sorprendente avverarsi del crollo del capitalismo, così come Marx aveva previsto, ma con la straordinaria variante che al trionfo del proletariato delle fabbriche (ormai estinto), si debba sostituire quello dei knowledge worker o lavoratori della conoscenza?

3.       Verso un mondo discontinuo.

Di solito, quando facciamo delle previsioni con metodi tradizionali, queste tendono a configurare uno scenario di continuità col presente.  In altre parole, queste possono ipotizzare che nel 2010 si avrà una situazione simile a quella del 2001 con uno sviluppo più o meno lineare di tutte le cose che già vediamo oggi.  In realtà molto sovente questo non succede e quando certe variabili cominciano ad assumere caratteristiche di espansione o di crescita particolarmente forti si creano delle situazioni di instabilità e lo scenario cambia improvvisamente anche con rotture violente col passato. Purtroppo i tragici avvenimenti americani dell'11 settembre scorso sono la triste conferma di processi di questo tipo, in un campo, il terrorismo globale, che avremmo preferito di non dovere mai considerare possibile.

Ma parlando di temi più lieti, la diffusione mondiale dei PC avvenuta a partire dagli anni 80 e lo stesso fenomeno Internet rappresentano delle discontinuità o rotture violente col passato, che nessuno aveva previsto nei loro effetti di massa, Pur facendo tutti normalmente esercizi di technological forecasting anche scientificamente fondati.

Affascinante è immaginare, sia pure con tutti i rischi del caso, quali discontinuità potranno emergere dalle situazioni di instabilità che già oggi si Profilano ad un osservatore attento che guardi all'evoluzione in atto con un'ottica multidisciplinare.

4.       I nuovi poteri nel mondo di lnternet. 

Orbene, io penso che nei paesi più avanzati (per limitarsi a questi) si stia delineando la vittoria degli individui, che stanno mettendo alle corde il potere delle grandi corporation e delle grandi strutture, sia sfruttando il loro potere di consumatori, sia quello di facili creatori di nuove aziende "leggere" nel ciberspazio, con capacità di crescita esplosiva.  L’aumento della capacità trasmissiva della rete, di efficienza economico-organizzativa, la creazione di nuovi servizi, e, soprattutto, la sua trasparenza giocano a favore del potere degli individui, che potranno diventare manager anche di grandi aziende, ma sempre più fragili e precarie, con cicli di vita ridotti.

Inoltre la vittoria degli individui sarà causa (o effetto?) dello sviluppo di soluzioni che metteranno sempre più questi  in condizione di fungere da trasmettitori diffusori attivi di informazione e non Più solo da ricevitori Passivi.  Il fatto che una persona, affacciandosi al web, diventi senza sforzo alcun proprietario di centinaia di milioni di connessioni con tutti i cittadini del mondo è la opportunità più grandiosa che il prossimo futuro offre potenzialmente alle persone, dando loro un potere che nel passato era peculiarità esclusiva di grandi corporation in grado di affrontare ingenti investimenti.

5.       Vita grama per i gestori delle TLC. 

I gestori delle TLC avranno sempre più una vita durissima, sia per la concorrenza sfrenata tra loro, sia per la diseconomia intrinseca di una contemporanea presenza di più gestori di molte reti in sovrapposizione. (è come avere più acquedotti sotto casa tra cui scegliere: alla faccia della efficienza del dio mercato!).

Per quanto concerne i futuri servizi di rete, si ridimensionerà la declamata importanza di accesso ad una quantità infinita di informazione per premiare l'accesso ad una qualità selezionata, attraverso sia nuovi gadget (da inventare e sperimentare), sia nuovi motori di ricerca più intelligenti.  Inoltre entro i prossimi 10 anni avremo la completa integrazione tra ciberspazio e spazio fisico, nelle aziende, nelle case, nelle attività ludiche, ecc. e un ridimensionamento dell'importanza della comunicazione mobile a vantaggio delle installazioni fisse (pur realizzate con le più efficienti tecnologie del mobile), con ricupero di privacy, comodità, qualità della vita (infondo è più comodo lavorare standosene a casa che non portandosi dietro come facchini decine di scomodi gadget).

6.       Il ritorno sulla terra.

In un certo senso tutto ciò lascia prevedere una possibile inversione di tendenza e un ritorno all'apprezzamento del valore della fisica "corporalità" ' come risorsa scarsa e preziosa, che tendeva ad essere distrutto dallo straripante sviluppo del ciberspazio e a restare terreno di vita e di lavoro limitato a vecchi dinosauri che non avevano succhiato col latte le meraviglie del web e non avevano saputo adeguarsi.  Sia nella vita lavorativa che nel tempo libero anche i giovani ricominceranno a gustare una realtà fisica che non è limitata a quanto si vede nello schermo di un computer o di un cellulare (1).  La logistica delle cose riacquisterà la stessa importanza della logistica dell'informazione e, addirittura, forse per un riflusso epocale, si comincerà a soffrire dell'insopportabile leggerezza e immaterialità del web.  In fondo la crisi attuale delle dot.com anticipa già oggi questa evoluzione; sempre più vediamo le nuove tecnologie che sembravano poter navigare da sole nel ciberspazio in un mondo dove tutto era possibile, senza collegamento alcuno con la terra, penetrare nelle aziende della old economy per infondere loro un soffio di spiritualità, di innovazione, per promuovere una nuova creatività.  Ma anche per trarre, dalla fusione tra dot.com e brick and mortar (così gli americani chiamano le aziende della old economy, solidamente fatte di calce e mattoni!) una maggiore concretezza ed un ancoraggio ad antiche realtà.  Come non si può vivere senza anima, allo stesso modo non si fa molta strada se si resta un puro spirito!

Quanto sopra è uno dei possibili scenari.  A mio avviso è anche uno dei più probabili.

(1)       Ad esempio, anche nelle scuole i laboratori di fisica e di chimica stavano scomparendo, Preferendosi simulare sui computer, senza sporcarsi le mani, i fenomeni di ogni tipo, piuttosto che fare esperimenti concreti con sostanze materiali, provette, apparecchiature.  Questo faceva si che i giovani venissero tenuti sempre più lontani dalla realtà del mondo, e sempre più  immersi in un unico spazio astratto totalizzante che per loro tendeva a rappresentare la vera ed unica realtà.